Una cucina bella e funzionale richiede molto impegno, sia nella progettazione che nel montaggio, a causa di diverse criticità delle quali bisogna essere consapevoli.
Nel montaggio, in particolare, vi sono problemi che si presentano di frequente e che dipendono dal fatto che gli spazi in cui la cucina si inserisce non sono entità geometriche perfette.
Infatti i pavimenti e i soffitti non sono mai perfettamente orizzontali, i muri e le tramezze non sono mai perfettamente verticali e non presentano mai una superficie perfettamente piana, gli angoli tra i muri non sono mai perfettamente di 90 gradi. E questo non perché siano realizzati male, ma perché sono fatti “in opera”, disponendo a mano un elemento accanto all’altro, e questo non rende possibile una tale perfezione.
Invece gli elementi delle cucine di produzione industriale, proprio perché di produzione industriale, presentano misure, piani e angoli praticamente perfetti. Inoltre tutti questi elementi devono essere messi “in bolla”, cioè resi nei limiti del possibile perfettamente orizzontali e verticali, per mezzo di elementi (piedini, attacchi, cerniere ecc.) regolabili appositamente, altrimenti non possono funzionare correttamente.
Così, quando questi elementi sono collocati sui pavimenti e si accostano ai muri si presentano immancabilmente delle piccole imperfezioni estetiche: il fianco della colonna non combacia esattamente col muro al quale è accostata, e lo stesso per la fila di pensili o di basi e per i soprastanti piani di lavoro.
Queste piccole imperfezioni si correggono con fasce laterali di completamento tra i mobili e i muri a cui sono affiancati e con alzatine flessibili tra i piani di lavoro e i muri retrostanti. Ma quando, ad esempio, le alzatine sono in quarzite o gres, materiali rigidi, gli andamenti irregolari dei muri retrostanti si evidenziano: in alcuni punti l’alzatina aderisce al muro, in altri rimane distaccata di alcuni millimetri, e non si tratta di un difetto di montaggio ma di qualcosa di inevitabile.
Altro problema ricorrente è quello che si ha quando il piano di lavoro è in nicchia, cioè si trova tra due fianchi di muro. In questo caso la sua lunghezza non può essere esattamente pari alla distanza tra i due muri, perché questo ne renderebbe praticamente impossibile la posa. Bisogna per forza che il piano sia previsto più corto, con alcuni millimetri di “gioco” su almeno uno dei lati, e questo lascia poi una fessura tra il piano e il muro di fianco, che può anche essere coperta con un’alzatina ma rimane comunque in vista nel bordo anteriore del piano. Il problema si accentua se uno o entrambi gli angoli tra i fianchi di muro e il muro di fondo sono minori di 90 gradi (cioè, come si dice, “chiudono”).
Piccole imperfezioni come quelle sopra descritte possono, a seconda dei casi, essere semplicemente accettate, oppure risolte con scelte progettuali idonee, come ad esempio:
– prevedere schienali costituiti da pannelli che rivestano il muro di fondo tra basi e pensili (ma questo non risolve le imperfezioni sui lati);
– evitare che un piano di lavoro vada da muro a muro, mantenendo un distacco del piano e del mobile sottostante da uno dei due muri o inserendo una o più colonne con le relative fasce di completamento laterale, regolabili in opera.
Altro piccolo difetto che viene frequentemente riscontrato è quello che riguarda l’allineamento e la spaziatura tra le ante, che tendono ad andare fuori posto dopo il montaggio della cucina. Questo è dovuto agli assestamenti nella struttura dei mobili, dovuti al peso proprio e, soprattutto, ai carichi aggiuntivi causati da quello che vi si ripone, che mandano in crisi la prima regolazione effettuata al momento del montaggio. Si può rimediare con una seconda regolazione, ma nel tempo il fenomeno si potrà verificare di nuovo.
Insomma: le piccole imperfezioni possono essere in parte evitate con alcune soluzioni progettuali e in parte limitate con particolari attenzioni in fase di montaggio; ma in una certa misura sono ineliminabili, in quanto insite nella natura specifica degli spazi domestici e dei moderni mobili componibili che vi si inseriscono.
Inoltre nel montaggio si possono verificare degli imprevisti.
Tra questi i più insidiosi sono quelli dovuti alla presenza nei muri di impianti (elettrici, idrici, di riscaldamento, del gas) ignoti a chi effettua il montaggio. Succede a volte negli interventi in case vecchie, nelle quali vi sono impianti che nessuno conosce, ma può succedere anche in case nuove. E non è pensabile attribuire a chi effettua il montaggio la responsabilità di individuarli, perché questo è oltremodo difficile e, nel caso di alcuni materiali moderni utilizzati per le tubazioni, sostanzialmente impossibile. Questo tipo di imprevisti comporta anche il rischio di incidenti, gravi o meno gravi, oltre alla necessità di riparazioni con rotture e successivi rappezzi murari.
Un altro imprevisto che può capitare è quello dovuto alla consistenza inadeguata delle murature alle quali si sospendono i pensili (sempre più diffusi, non solo nelle cucine). In questi casi si può arrivare a provocare rotture consistenti dei muri, anche qui con la necessità di effettuare rappezzi oltre che di mettere in atto soluzioni appropriate per rinforzare gli attacchi.
Anche i problemi dovuti ad imprevisti come quelli sopra descritti (peraltro non molto frequenti) non sono eliminabili al cento per cento, ma si possono limitare attraverso la fornitura di informazioni il più possibile accurate relative alle situazioni esistenti.
Autore: Gianfranco Martelli
Colore: riflessioni e suggerimenti
Come dice Joa Studholme, grande esperta inglese della materia (la passione per i colori nell’arredamento è molto britannica), “Scegliere i colori delle tinteggiature dovrebbe essere un’avventura oltre che un viaggio alla scoperta di sé.”
E aggiunge che, dopo un lungo periodo in cui hanno predominato i toni del grigio, c’è ora la tendenza ad andare verso la scelta di colori più brillanti e caldi, come è naturale in momenti come quelli che stiamo vivendo, perché c’è bisogno di un po’ di conforto (di “tirarsi un po’ su” come diremmo noi).
Suggerisce anche di utilizzare i colori più vivaci di preferenza per ambienti piccoli (come i ripostigli) o singole pareti.
Analogamente Clara Bona, di Studio 98, dice che usa tinte piene e decise anche negli ambienti piccoli e senza finestre, come bagni e corridoi, perché così gli ambienti senza luce naturale acquistano più carattere.
E fa notare che il colore, “quando non si vuole affrontare una ristrutturazione radicale, è il sistema più facile, veloce ed economico per soddisfare la voglia di cambiare lo stile di una casa”.
Massimo Caiazzo, esperto di progettazione cromatica, ci avverte che “tutti gli stimoli cromatici in un ambiente ci influenzano sia fisicamente sia psicologicamente, … e per il nostro benessere abbiamo bisogno di uno spazio armonico e cangiante in cui i contrasti siano ben equilibrati”; suggerisce poi di evitare l’eccesso di verde nei bagni, che riflettendosi nello specchio sottolinea rughe e imperfezioni, e ricorda la regola del rapporto tre a uno: “il pavimento deve essere più scuro delle pareti che a loro volta devono essere più scure del soffitto”.
(da: New Yorker, 18 marzo 2019 – “The perfect paint” di Rebecca Maid, e: Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2019 – “Le rivoluzioni cromatiche in casa” di Fabrizia Villa)
Per un bel bagno contemporaneo: la necessità della progettazione
Il bagno è lo spazio della casa che si è trasformato di più negli ultimi anni, acquisendo anche una dimensione maggiore, ma soprattutto disponendo di un’offerta di componenti sempre più varia e tecnologicamente avanzata, man mano che cresce l’interesse per le relazioni tra igiene, benessere e salute.
Come per altri aspetti della casa, le soluzioni non sono più quelle codificate per decenni in precedenza, ma si moltiplicano le possibilità di scelta e di combinazione tra tanti elementi.
Il risultato può essere frastornante, ed il rischio è quello che le soluzioni siano fornite in termini di tendenze e mode immediate e di vendita di prodotti disparati, indipendentemente dalla loro combinazione e messa in opera corrette.
Per evitare ciò il modo più appropriato è fornito dalla progettazione, che è quell’operazione che si compie sulla base di una specifica competenza e attraverso lo strumento del disegno.
Disegnando lo spazio del bagno con le sue dimensioni precise e con gli elementi che si prevede di inserirvi (pavimenti, rivestimenti, apparecchi igienici, vasca, doccia, rubinetteria, mobili e quant’altro) si vedrà se il formato dei rivestimenti va insieme con quello delle pareti e dei pavimenti, se colori e finiture di mobili e serramenti si accordano con quelli di apparecchi, pavimenti e rivestimenti, come si inserisce la struttura della doccia rispetto ai rivestimenti ed al resto, come deve essere l’illuminazione per valorizzare il tutto e permettere di vedersi bene allo specchio, ecc.
Questo modo di procedere può sembrare scontato, ma non lo è sempre. Spesso la progettazione del bagno si fa solo a voce, cioè parlandone con il fornitore delle attrezzature, il piastrellista e l’idraulico.
Il risultato così potrà essere solo un po’ casuale e impreciso.
Invece con la necessaria competenza e con il disegno si definiscono anche i particolari in modo che il tutto funzioni e si coordini per il meglio.
Colori e finiture: attenti alle “bucce di banana”
Possono fare miracoli o disastri: sono i colori (e i loro accostamenti) e gli elementi di finitura (carte da parati, cartongessi, boiserie, battiscopa, tappeti, tende, ecc.) che decidiamo per la nostra casa.
Per ottenere i migliori risultati bisogna soprattutto evitare un equivoco e un rischio che è opportuno mettere in evidenza.
L’equivoco è che sia solo una questione di gusti personali.
Certamente la casa deve corrispondere alle preferenze e ai desideri di chi vi abita. Va benissimo quindi partire da: “mi piace questo o quel colore, mi piace quel mobile, quel materiale”. Ma quando si tratta di creare un insieme armonico e attraente di tanti materiali, finiture e colori diversi, è meglio farsi aiutare da chi su questo ha lavorato e studiato. Perché persino nel semplice accostamento tra due colori c’è più tecnica e conoscenza di quello che può sembrare.
Può essere impopolare dirlo, ma l’arredamento è una disciplina che comporta un “saper fare”. Il suo bello è che, a differenza di altre professioni, può benissimo essere esercitata anche da chi non lo fa di mestiere, ma a condizione che sia per lo meno un appassionato conoscitore della materia.
Il rischio, poi, è di fare scelte slegate e incoerenti: decidere i colori delle pareti con l’imbianchino, i rivestimenti, i cartongessi, le porte, i pavimenti, i battiscopa, le tende, ecc. con i diversi fornitori.
In questo caso non è un problema di competenza: ciascuno di questi soggetti è esperto dei suoi prodotti e del suo lavoro, più di un progettista. Ma nessuno di loro ha in mano il quadro di insieme, e quindi così non si può ottenere un buon risultato.
Cercare, con un unico interlocutore preparato, soluzioni coerenti vuol dire ottenere il massimo di qualità e di valore, e una casa bellissima per viverci.
Illuminare un quadro
L’illuminazione dei quadri, o di opere grafiche e foto collocate a parete, richiede soluzioni adeguate di illuminazione per evitare riflessi o effetti d’ombra indesiderati.
Una prima possibilità è quella dell’illuminazione forte e diffusa di tutto l’ambiente a mezzo di luci che non si riflettano nelle opere. È una soluzione piuttosto impegnativa, indicata nei casi in cui le opere presenti in un ambiente siano numerose e coprano gran parte delle pareti, ma comunque non molto compatibile con il livello più contenuto di luminosità desiderabile negli ambienti domestici.
In alternativa si può puntare ad illuminare in modo specifico e diretto la singola opera; per fare questo però l’utilizzo di un generico faretto non è indicato, in quanto comporta un’illuminazione disomogenea delle varie zone dell’opera e la formazione di riflessi fastidiosi e di effetti di abbagliamento.
Un tempo si utilizzavano piccole lampade a schermatura metallica (ottone) sospese con piccoli bracci appena al di sopra del quadro: una soluzione soddisfacente, ma molto datata e non paragonabile a quella che l’avanzamento tecnologico nel campo dei corpi illuminanti rende oggi disponibile, e che è costituita dalle lampade wall washer (letteralmente: lava muro).
Queste lampade, puntiformi o lineari, da incasso o da soffitto o collegate a blindosbarre, sono in grado di illuminare in modo omogeneo l’intera superficie di un’opera o anche di un’intera parete.
Per il loro utilizzo si richiede un apporto di competenza tecnica, ed una spesa un po’ più elevata, ma ne vale la pena, come si vede dalla foto di un grande quadro di Francesca Gagliardi (di quasi 3 metri per lato) presente nello show room MARTELLI e illuminato perfettamente da un wall washer lineare ZUMTOBEL.
Collegare arredamento e ristrutturazione
State iniziando, o avete in programma, un intervento di ristrutturazione?
La prima cosa da tenere ben presente è che la progettazione dell’arredo in questo caso (a differenza di quando si ha a che fare con una casa già fatta) non viene dopo, ma prima della progettazione edilizia e impiantistica.
Più precisamente, è necessario decidere innanzitutto il lay-out di arredo, cioè la forma e la dimensione dei mobili, oltre all’illuminazione, per evitare errori nelle soluzioni spaziali e impiantistiche. Questo vale specialmente per bagni e cucine, ma anche per gli altri ambienti: basta pensare ad esempio alla relazione tra la configurazione del mobile scelto per la televisione e la posizione delle relative prese, o alla alimentazione elettrica dell’illuminazione interna di armadi, vetrinette o mensole.
Per un risultato ottimale si deve quindi studiare in anticipo il lay-out generale (come saranno la cucina e il bagno, dove andrà il tavolo, dove andrà il divano o i divani, ecc.), scegliere la posizione e la forma di tutti i mobili “a muro”, e decidere con precisione tipo e posizione degli apparecchi di illuminazione.
Rispetto a questo devono essere verificate le forme e le dimensioni degli spazi previsti.
Ma attenzione: è fondamentale che queste verifiche non si basino su sagome generiche degli arredi, ma sui mobili effettivamente previsti e sulle loro caratteristiche e dimensioni precise. Quindi vanno fatte con il fornitore dei mobili, perché solo chi fornisce i mobili ne conosce davvero il funzionamento, le possibilità e i vincoli operativi.
Il massimo si ottiene se il fornitore di mobili è, come MARTELLI, esperto anche degli aspetti edilizi e impiantistici della ristrutturazione.
Procedendo in questo modo si ridurranno le incompatibilità tra spazi e arredi, che sono frequenti quando si arreda una casa già fatta e non modificabile, e si potranno ottenere risultati ottimi, con il massimo di valore a parità di spesa.
Cos’è e come si realizza una bella casa contemporanea
Prima di tutto va messo a fuoco il significato da dare alla parola “bella” associata a casa.
Una bella casa è quella in cui si vive bene, perché è funzionale e confortevole oltre che attraente, e perché rappresenta al meglio l’identità di chi vi abita.
Quindi la bellezza, come la si intende qui, non è una qualità astratta e semplicemente estetica, ma un valore concreto.
Le case non sono tutte uguali: a parità di costi di realizzazione una bella casa vale più di una brutta, anche sul mercato immobiliare.
Una bella casa richiede una buona dose di passione e di impegno, per combinare tanti aspetti diversi, funzionali, estetici e anche sentimentali. E questo vale anche solo per l’inserimento di un singolo mobile.
Non c’è una soluzione valida per tutti, perché è fondamentale appunto il rapporto con la personalità e le esigenze specifiche di chi una casa la vive.
Si può dare importanza alla dimensione familiare e privata o a quella sociale (o a tutt’e due), si possono preferire colori vivaci o neutri, composizioni coordinate o fantasiose, finiture materiche o minimali.
Comunque per ottenere un buon risultato è difficile fare a meno di contributi professionali qualificati relativi alla cultura dell’abitare e alla conoscenza dei materiali, degli aspetti energetici, impiantistici, illuminotecnici, ecc.
Persino nelle scelte di accostamento tra finiture e colori c’è una componente tecnica che va al di là del semplice gusto personale.
E veniamo al termine “contemporanea”. Questo indica il rapporto con l’epoca in cui viviamo, caratterizzata dall’importanza della tecnologia e delle tematiche energetiche e ambientali.
La casa è fortemente interessata da questi aspetti: nuovi materiali (per i rivestimenti dei mobili o delle pareti, i piani dei tavoli e delle cucine, le componenti di materassi e imbottiti, ecc.), nuovi elettrodomestici e impianti di illuminazione, più performanti e a minor consumo, nuove soluzioni spaziali.
Sono tutte risorse irrinunciabili per dare un nuovo valore alla casa. Anche qui ci vuole attenzione per fare le scelte giuste, ed anche qui è necessario il contributo di competenze adeguate.
Alla fine il risultato giustificherà l’impegno richiesto, perché una bella casa contemporanea durerà nel tempo mantenendo tutto il suo valore.
Desiderate una bella casa?
È un sentimento che ha ragioni profonde.
Il lockdown, poi, ci ha fatto riscoprire tutto il valore della nostra casa, che ci ha ospitati giorno dopo giorno, ci ha protetti, ci ha restituito il senso della nostra identità.
Poche cose, a parte l’affetto di chi ci è caro, ci danno di più in termini di benessere e di qualità della vita.
Ecco perché vale la pena di dedicarsi alla propria casa, con tutto l’impegno necessario (che, va detto, non è piccolo).
Quali consigli si possono dare per raggiungere un buon risultato?
Prima di tutto, non attribuite troppa importanza alle mode del momento (“adesso va questo, adesso va quello …”), perché le mode passano e una casa invece deve durare a lungo. Questo non è un discorso contro la moda, che ha una sua funzione culturale e sociale, oltre che commerciale, ma a favore anche di altri valori più stabili.
Siate voi stessi, pensate a una casa che risponda alle vostre esigenze e rifletta la vostra personalità. E state certi che così vi farà fare anche bella figura.
Attenzione, però. Va bene dire “mi piace il verde, o il grigio, mi piace quel mobile, quel materiale o quell’immagine di Pinterest”. Questi sono ottimi punti di partenza.
Ma poi ci vuole pazienza, e possibilmente un aiuto esperto, per costruire la vostra casa con un mix di scelte coerenti e non improvvisate, soluzioni innovative, mobili, finiture e colori ben accostati, illuminazione adeguata.
Così è una bella casa contemporanea: un posto fantastico per viverci.
E da MARTELLI la potete realizzare.
L’arredamento: cos’è e a cosa serve
L’arredamento è qualcosa che ci riguarda molto da vicino, visto che una parte importante della nostra vita si svolge in un interno arredato.
Viene indicato anche, con più precisione, come “architettura di interni”. Vale a dire: la costruzione sapiente, non casuale, non improvvisata di un interno domestico.
(Qui non consideriamo altri ambienti, come uffici o alberghi, con i quali vi sono forti affinità).
Un buon arredamento è quello che rende una casa funzionale, accogliente e attraente per chi la abita, che sia un single o una famiglia o un qualunque gruppo di persone.
Questa è la prima fondamentale mission dell’arredamento, che potrebbe rimanere anche l’unica se in quella casa non si facesse entrare mai nessuno.
Generalmente, però, l’arredamento si rivolge anche ad altri (amici, parenti, visitatori occasionali), e questa è la sua seconda mission: parlare bene di chi abita la casa, della sua identità, dei suoi gusti o anche della sua posizione sociale.
Il rapporto tra le due mission è una questione di scelte individuali, più o meno consapevoli.
Comunque si tratta di un esercizio di mediazione e di elaborazione interpersonale ricco di significati.
Dunque, gli interni di una casa non soltanto ospitano, ma anche raccontano chi li abita, e insieme evolvono e si modificano nel tempo.
Gli interni parlano della, e alla, nostra vita.